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Il prigioniero sospirò e sentii che posava il liuto al proprio fianco, per poi allungare la mano ad afferrare una fetta di pan brioche, che addolcì ulteriormente con del miele, prima di affogarla nel latte ancora fresco di mammella. Lasciò lì la fetta, ad affondare lentamente, come una nave con una falla nel mare.
«Suvvia, non mordo mica! Non con questa maschera in volto. E non posso togliermela per mangiare prima che voi ve ne siate andato, questo è il patto. Tuttavia, desidero fare un po’ di conversazione, conoscervi meglio. E non posso farlo se parlo da solo. O se vi ostinate a non guardarmi in faccia».
Sollevai lentamente la fronte, incrociando prima il suo ricco farsetto rosso a filo d’oro e poi lo vidi. Il lembo della maschera di velluto nero, stretta sul collo, ai lati delle orecchie e sul capo con cinghie metalliche, come la bardatura di un cavallo o la museruola di un mastino da caccia. Era impressionante vederne una su un cristiano.
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