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“I figli dei rovi”

Scritto a quattro mani con Flavia Imperi, il racconto "I figli dei rovi", ambientato a San Francisco negli anni Sessanta, è il primo che abbiamo pubblicato insieme. L'antologia in cui la Summer of Love divenne la "Summer of Blood".

Incenso e putrefazione. La stanza della casetta vittoriana dell’Ashbury Road aveva un odore simile alle cripte del Saint Mary, e la stessa parvenza di immobilità. Qui però non c’erano pie suore mummificate. Da una manica color giallo limone, porpora e blu elettrico sbucava la mano esangue di una ragazza e un braccialetto di perline colorate. Poco più in là, piedi scalzi e luridi spuntavano da sotto un telo bianco, messo dai poliziotti. I cadaveri erano stati composti così da formare una croce per terra.

«Una strage di hippie» avevano sogghignato quando erano andati a chiamarla al Convento.

“Hippie” era una parola senza significato, ma da un po’ di tempo rimbombava per le strade di San Francisco, persino oltre le mura del suo rifugio. Indicava tutti quei perditempo che si stavano ammassando in gran numero nei quartieri di Haight e di Ashbury, invadendo i parchi di musica, oscenità e discorsi confusionari sull’amore e sulla pace. Eppure ci aveva messo un po’ a capire che cosa l’agente volesse da lei.

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